Lettera alla Comunità

Chiunque faccia parte di qualsivoglia gruppo/comunità, ha un percorso alle spalle che, condiviso o meno con altri – in altri tempi e modi -, rimane comunque un percorso personale. Sempre incompleto, sempre con qualche rimpianto, sempre perfettibile. Nessuno può dirsi migliore o peggiore di altri. Mai.

E chiunque abbia fatto queste esperienze – religiose o meno – lo sa. è un’oggettiva constatazione di vita.
La Comunità della Piana si fonda su questa prima consapevolezza e – a chi ne fa parte -, chiede la stessa consapevolezza.

Inoltre, essa ha scelto come tratto caratteristico – visibile – il ritrovarsi nell’ascolto della Parola e nella conseguente – comunitaria – risonanza della Stessa.
Dunque la Comunità della Piana – intesa nell’insieme dei suoi componenti – non si pone il problema dell’organizzazione. Non vive l’ansia di strutturarsi, ma ricerca – nei singoli – la voglia/capacità di de-strutturarsi. 
Dunque, fa della ricerca di consapevolezza (chiave di volta di qualsiasi percorso di fede in Gesù), il percorso personale cui dovrebbero tendere quanti hanno deciso di condividere l’ascolto della Parola e, poi, estrinsecarLa nel quotidiano di ogni singolo componente in funzione dei propri tempi, modi, capacità e sensibilità.
Il nostro “essere comunità” è fatica – e gioia – di un costante lavoro personale di destrutturazione del nostro “io”, unitamente alla condivisione fraterna.
Necessita, allora, della reciproca voglia e capacità di porsi ed imporsi dei limiti, unitamente all’esercizio della pazienza, della tolleranza e del confronto.
Una storia …
Un vecchio stava seduto in chiesa per delle ore intere senza muoversi. Un giorno un prete gli chiese che cosa Dio gli dicesse.
«Dio non parla, ascolta e basta», egli rispose.
«E tu allora, di che cosa gli parli?»
«Io non parlo, ascolto e basta».
I quattro stadi della preghiera:
Io parlo, tu ascolti.
Tu parli, io ascolto.
Non parla nessuno dei due, ma entrambi ascoltiamo.
Nessuno parla, nessuno ascolta: silenzio.
Il sufi Bayazid Bistami così descrive i progressi da lui compiuti nell’arte della preghiera:
«La prima volta che visitai la Kaaba alla Mecca, vidi la Kaaba. La seconda volta vidi il Signore della Kaaba e la terza non vidi né la Kaaba né il Signore della Kaaba».